“Stella del mare, ti saluto, Maria! Nella mente di chi, sentendo queste parole, non sorge il ricordo di una bella sera primaverile o estiva in cui, con il cuore più commosso del solito, sentì echeggiare questo canto per le sale profumate di fiori della chiesa e cantò insieme in onore della Beata Vergine?
Questo canto del breviario, tradotto in tedesco, è noto e molto popolare.
E giustamente; perché è caratterizzato dalla popolarità nel senso più nobile.
Si rivolge a Maria come alla migliore aiutante nella sofferenza e nella lotta, nel peccato, nell’angoscia e nella morte.
Ma questo suono arriva sempre con forza alle corde più intime del tormentato, inquieto cuore umano, che trova perciò in questo canto le espressioni più naturali e vere per richiamare dal profondo della sua povertà e miseria alla dolce consolazione e alla dolce speranza di vita, a Maria.
A questo vantaggio, il nostro canto unisce una perfetta struttura poetica; nonostante la sua brevità, contiene la straordinaria ricchezza dei pensieri più profondi, e in tutta la sua semplicità e facilità di espressione rivela un’alta arte del linguaggio.
È generalmente ammirato come uno dei fiori più belli dell’albero della poesia ecclesiastica.
È impossibile dire chi abbia scritto il canto della Stella del Mare. Ciò che è certo, però, è che ha mille, forse addirittura 1100 anni.
L’ignoto autore ricevette una rara onorificenza per la sua bella poesia: l’Ave Maris Stella fu inclusa in tutti i breviari che sono esistiti ed esistono ancora nell’ambito della liturgia romana. Inoltre, la chiesa gli ha conferito un premio che solo un altro inno ha ricevuto. È regola che durante la solenne preghiera del Breviario la prima strofa del nostro canto venga cantata in ginocchio.
Proviamo a riconoscere in sé le bellezze già accennate del canto della Stella del Mare. Una breve discussione della sua struttura e dei suoi contenuti ci aiuterà a farlo. La traduzione allegata [in tedesco, ma qui è in italiano] cerca di rendere giustizia all’idea dell’originale latino così come lo consente una riproduzione in versi. Laddove ciò non fosse del tutto possibile, all’interno della spiegazione è possibile trovare una trascrizione letterale più precisa.
Ave, o Stella del mare
nobile madre di Dio,
Vergine sempre, o Maria
porta felice del cielo.
Questo è il verso di apertura. Vediamo subito che il primo verso non significa altro che ciò che l’arcangelo Gabriele disse alla Beata Vergine quando la salutò: «Ave Maria!» Salve, Maria! L’indirizzo della Beata Vergine Stella del Mare è una delle varie traduzioni del nome Maria. Effettivamente non è corretto perché il nome di Maria, come è chiaro, in tedesco è la Bella.
Ma migliaia di cantori, secondo l’autore del nostro inno, che per la prima volta nel poema nomina Maria in questo modo, hanno cantato la Santa Vergine come una stella del mare, e anche l’antica canzone popolare tedesca ha fatto lo stesso. Essa canta:
In ebraico si traduce Maria Stella del Mare.
Nei tre versi successivi del nostro inno tutto ciò che si può dire di Maria è detto nella massima brevità. Tre sono le cose per le quali Ella si eleva al di sopra di tutte le creature, tre privilegi dalla mano di Dio che sono stati concessi a lei sola, la beata tra le donne: è la Madre di Dio, sempre vergine e mediatrice presso il Figlio suo.
Quindi la nostra prima strofa contiene cinque parti: il saluto dell’angelo, il discorso a Maria e le sue tre grazie principali.
Se ora diamo uno sguardo alle cinque parti seguenti, siamo sorpresi di vedere che ognuna di esse non è altro che la trattazione e lo sviluppo di una delle cinque idee del verso di apertura – ma tutto non è forzato e come se fosse dato da solo, non è fatto dalla mente che considera, ma scaturito dai sentimenti del cuore, come richiede la vera poesia.
Ricevi il saluto
dalle labbra di Gabriele
muta la sorte di Eva
donaci la pace.
L’Ave, il saluto dell’angelo, occupa i pensieri del poeta.
Sì, quell’Ave era un saluto unico, come non se n’erano mai sentiti sulla terra e mai se ne sentiranno. Quando Dio stesso o per mezzo di un angelo comunicava con i santi dell’Antica Alleanza, certamente invocava il loro nome; ma la Sacra Scrittura non ci dice mai che a uno di coloro che furono graziati fu detto: «Ti saluto!».
Quando Maria udì quell’Ave dalla bocca di Gabriele, l’umanità si rallegrò. Allora la maledizione che gravava su di essa da quando la donna era stata sedotta dal serpente cominciò a sciogliersi. Il rovescio dell’Ave è Eva: Maria, la persona che saluta l’Ave è l’antitesi di Eva. Quel frutto amaro e maledetto che Eva diede all’uomo portò nel mondo la discordia con Dio. Per il frutto dolce e benedetto del tuo seno, o Maria, hai donato la pace al mondo. Al messaggio dell’angelo la pace di Dio è scesa attraverso te su tutta l’umanità; continua ora a fondare noi, ognuno di noi, nella pace.
Quindi preghiamo con il poeta.
Sciogli le catene dei peccatori
rendi la luce ai ciechi,
scaccia da noi ogni male,
chiedi per noi ogni bene.
Stabilirsi nella pace è sinonimo di libertà dal peccato. Quindi questa parte del canto segue la precedente. Niente ci è più abituale che parlare della luce della grazia e delle tenebre del peccato. A causa del peccato siamo caduti prigionieri del malvagio nemico e lui ci tiene legati come in un’oscura prigione; a causa del peccato siamo spiritualmente ciechi; non vediamo la bellezza di Dio, lo splendore del cielo e lo splendore della virtù.
La grazia ci fa uscire dalla notte e dall’ombra della morte, fa vedere i nostri occhi spirituali, rivela un mondo soprannaturale del regno di Dio che è infinitamente più beato della gloria del cielo stellato.
Maria ora dovrebbe liberarci dalle tenebre del peccato, dovrebbe lasciare risplendere su di noi la luce della grazia; perché Lei è la stella splendente del mare.
Ma dovrebbe fare ancora di più per noi. Tra la grazia celeste e la nostra natura corrotta sorge sempre e sempre una battaglia; il mondo tenta, il diavolo tenta, i propri desideri si ribellano. Questo è il nostro guaio. Maria dovrebbe aiutarci in questa lotta, dovrebbe tenere lontani da noi tutti i nemici e i pericoli della nostra salvezza oppure dovrebbe condurci alla vittoria su di essi. Dovrebbe impetrarci tutti i beni, grazie abbondanti, zelo e progresso nelle virtù, crescita nell’amore a Dio e al prossimo, frutti ricchi di opere meritorie, tutti beni reali, non beni illusori di questa terra che non durano nell’eternità.
Mostrati madre per tutti,
porta la nostra preghiera;
Cristo l’accolga benigno,
lui divenuto tuo Figlio.
Abbiamo appena gridato a Colei che è chiamata la Stella del Mare. Questa richiesta è grande, e non è forse troppo grande perché Maria la possa esaudire? No, lo diciamo non timidamente, ma con fiduciosa speranza, poiché ricordiamo che Maria è la Madre di Dio, la nobile.
Anche il Figlio dell’Altissimo, il Figlio di Dio infinitamente glorioso e maestoso, ha voluto diventare figlio di Maria. Come Madre di Dio, Maria ha una dignità che non ha eguali né in cielo né in terra. E con questa altissima dignità, per decreto di Dio, le è stato concesso un posto e un potere misteriosi nel regno di Cristo: così come per mezzo di lei ci è stato donato Dio Salvatore, così vuole donarci i frutti della redenzione attraverso le loro mani; tutte le grazie affluiscono a noi non solo da Cristo, ma anche attraverso Maria.
Questo ordine divino ci è estremamente confortante: “Mostra che sei madre”, usa la tua potenza; qualunque cosa ti chiediamo, tu la presenti a tuo Figlio; perché attraverso te ascolta le nostre preghiere. Allora le parliamo e le ricordiamo, a causa dei nostri peccati, che per noi, a causa dei nostri peccati, il Figlio dell’Eterno Padre ha voluto diventare suo figlio. Ricorda, gentile regina eletta, che tu hai ricevuto tutta la tua dignità da noi peccatori. Cosa ti ha reso una Madre di Dio? Donna, questo è ciò che hanno fatto i peccati della nostra povera gente. La nostra povertà ti ha reso ricca, i nostri peccati ti hanno nobilitato sopra ogni altra creatura.
Perciò, donna, prendimi sotto il tuo ombrello, poiché in te risiedono il mio conforto e la mia fiducia. Quante sono le anime peccatrici che, dopo aver rinnegato Dio e disperato di Dio e essersi miseramente divorziate da Lui, si sono attaccate a Te e con tanta benevolenza hanno trovato rifugio in Te finché non hanno ritrovato la grazia per tua intercessione?
Vergine, sola fra tutte
mite e senza peccato,
rendi i tui figli innocenti,
uniti e puri di cuore.
Il poeta si rivolge alla seconda grazia di Maria, la sua verginità. Due qualità irradiano dalla sua verginità nello splendore dorato del cielo: una purezza che nessun’altra ha eguale, e una dolcezza sovrumana. È una cosa importante essere vergini; qualcosa di più grande, a cui nemmeno il soffio del peccato può avvicinarsi; ma la cosa più grande è ciò che Maria è stata, essendo la Madre di Dio e rimanendo veramente vergine.
Per questo invochiamo Lei, la Vergine incomparabile, perché ci renda puri e casti. E possiamo aspettarci il suo sostegno in questo tanto più certamente in quanto ella piacque così tanto a Dio attraverso il voto della sua verginità che Egli la scelse come Madre di suo Figlio; ed è certamente una delle sue gioie più grandi quando può dare al Figlio, amante della purezza, un folto gruppo di anime pure.
La Vergine più pura è allo stesso tempo la Vergine più mite. Ha imparato da suo Figlio ad essere gentile di cuore. Che meravigliosa dolcezza ha mostrato nelle difficoltà più amare della sua vita! Anche i nemici e gli assassini di suo Figlio le hanno inflitto la massima sofferenza. Ma nel suo cuore mite non è sorto il minimo sentimento di rabbia, di indignazione, di antipatia contro di loro e contro i persecutori di suo figlio. Affettuosa entrò nei pensieri di suo Figlio e gli raccomandò i trasgressori della misericordia di Dio e pregò con lui affinché il Padre li perdonasse per il loro deicidio.
Davvero la visione di questo esempio deve rasserenare il cuore se vuole ergersi contro gli insultatori, i calunniatori e gli odiatori!
Donaci un cuore sincero [vita pura],
guida alla via sicura,
fin che vedremo tuo Figlio,
gioia immortale per noi.
A causa del peccato l’anima è insozzata, macchiata e inquinata. Una “vita pura” è sinonimo di purezza del cuore dalla sporcizia del peccato grave, così come dalla polvere del peccato veniale e perfino dalle imperfezioni che offuscano il fulgido splendore della veste di grazia dell’anima. La purificazione profonda e completa del cuore non è solo la prima, ma l’opera sempre continua della vita. Chi lavora costantemente alla purificazione della propria anima aprirà sempre più la strada verso il paradiso.
Il cammino della virtù è difficile e roccioso, almeno all’inizio. Ma chi intraprende questo cammino sotto la guida della Beata Vergine sarà protetto da molte deviazioni perniciose. Essa dà una una possibilità in tutti i pericoli che circondano il cammino verso la salvezza; fa sì che non vi siano più ostacoli insormontabili al progresso nella pietà; rilassa e rinfranca, conforta e rafforza il pellegrino stanco finché non raggiunge la porta del paradiso. Maria, tu sei veramente la porta benedetta del cielo, perché attraverso il tuo tocco entriamo nel cielo. Donaci una vita pura, rendici chiara la strada perché possiamo vedere Gesù e andare nella gioia!
H. M.”
Da: Marien - Blüten. Monatsschrift für Marien - Verehrung mit Berichten von marianischen Wallfahrtsorten. Herausgegeben von A. Halbig, Stadtpfarrer in Lauda bei Würzburg. 24. Jahrgang. München. Verlag von Rudolf Abt, 1897 – Fiori Mariani. Rivista mensile di devozione mariana con resoconti dai luoghi di pellegrinaggio mariani, curata da A. Halbig, parroco di Lauda vicino a Würzburg, 24° edizione, Monaco di Baviera, pubblicata da Rudolf Abt, 1897.
Traduzione di Paola Ircani Menichini, 5 settembre 2025. Tutti i diritti riservati.
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